Alcune persone sanno di voler crescere bambini bilingue anche prima di concepire il primo figlio! Come me: prima che mio figlio nascesse, avevo già preso la ferma decisione di crescerlo trilingue.
Non è stata una scelta facile. Ero sicuro che fosse possibile crescere bambini bilingue ma io e mia moglie temevano che usare tre lingue sin dall’inizio della sua vita sarebbe stato troppo per lui da gestire. Oggi voglio condividere la mia esperienza finora e darti i miei consigli per crescere un bambino bilingue o trilingue.
Crescere un figlio bilingue: la mia esperienza
Prima di tutto, appunto, voglio raccontarti la mia esperienza personale con mio figlio Noa. Guarda il video (è in inglese, ma puoi attivare i sottotitoli) o leggi la trascrizione:
Fino ai suoi 2 anni, le insegnanti dell’asilo di mio figlio erano piuttosto preoccupate per le sue capacità di parlare. Rispetto agli altri bambini in classe, lui non parlava molto. Il suo vocabolario era molto meno sviluppato e, mentre molti compagni stavano già costruendo frasi, lui era ancora allo stadio dei gruppi di parole come “papà, letto” invece di dire “papà è nel letto”.
Molte volte le ho dovute rassicurare dicendo che, nel crescere bambini bilingue o trilingue, questo piccolo ritardo è assolutamente normale.
Ero fiducioso di questa cosa perché
- ho letto tanti libri sull’argomento
- ho parlato con persone cresciute come bambini bilingue e altri genitori in una situazione simile
- ho letto molti consigli di esperti
- ho visto dei progressi fantastici durante i primi due anni di vita di mio figlio.
Oggi, mentre registro questo video, Noa è un meraviglioso bimbo trilingue che ha quasi tre anni. Sa fare frasi piuttosto lunghe, capisce istruzioni complesse ed è in grado di cambiare tra francese, italiano e rumeno senza la minima difficoltà.
Volevo fare questo video perché devi sapere che crescere bambini bilingue o multilingue non sempre è facile. Quindi, se scegli questa strada, ci saranno ostacoli e difficoltà nel percorso ma ne vale tantissimo la pena e vi ringrazieranno dopo!
Sono molto felice di poter condividere cosa ho imparato sull’argomento leggendo molti libri e articoli, parlando con altri genitori e bambini bilingue, e, ovviamente, dalla mia esperienza. Iniziamo con il primo consiglio.
#1: Sii chiaro sulle tue motivazioni e gli obiettivi nel crescere bambini bilingue
Per rendere il processo più facile per te, il tuo partner e vostro figlio devi essere chiaro riguardo a cosa ti motiva e ai tuoi obiettivi. Per me era semplicemente inconcepibile che mio figlio non parlasse italiano, che non solo è la mia madrelingua ma anche una lingua che significa tanto per me. La associo alla mia famiglia, al paese in cui sono cresciuto e a una cultura che amo.
Voglio che lui abbia una vera connessione con l’Italia e viva questa cultura come se fosse la sua. Quindi le mie motivazioni sono molto forti. E le tue?
Devi anche avere chiari i tuoi obiettivi:
- Vuoi che i tuoi figli siano totalmente bilingui o trilingui?
- Vuoi che abbiano una buona padronanza della lingua – non proprio da parlanti nativi ma in grado di comunicare?
- Vuoi che conoscano alcune frasi e parole di base nella lingua?
La tua risposta a queste domande cambierà tutto e richiederà un approccio diverso e una quantità di sforzo diverso da parte tua.
Nel mio caso è semplice. Voglio che parli italiano da nativo e abbia una padronanza perfetta della lingua.
#2: Scegli una strategia precisa per crescere bambini bilingue
Ci sono tante strategie diverse per crescere bambini bilingue o trilingue. Nel mio caso, ho scelto il famoso approccio OPOL, che sta per One Parent One Language (un genitore, una lingua).
Si basa su una regola molto semplice: ogni genitore deve sempre parlare al figlio in una lingua diversa dall’altro genitore. Nel mio caso, io parlo sempre in italiano con mio figlio e mia moglie parla solo rumeno, la sua madrelingua. L’obiettivo è aiutare nostro figlio a fare un’associazione tra una lingua e un genitore. In questo modo sa che deve usare lingue diverse in base al genitore cui parla.
Per mio figlio Noa, l’associazione è così forte che non solo usa sempre l’italiano quando parla con me ma quando vuole imparare una nuova parola, mi chiede “Come dice papa?” e fa lo stesso con la lingua della mamma.
#3: Mantieni la strategia scelta anche se è complicata o problematica
La mia situazione è un po’ più complesse della maggioranza delle famiglie bilingue. Noi viviamo in Francia, quindi uno degli svantaggi della strategia OPOL è che è difficile mantenere questa regola fuori casa.
Ho osservato che alcune persone non amano quando si usa una lingua che non conoscono in loro presenza. La tentazione è di fare un’eccezione per queste persone. Io non lo faccio. Voglio così tanto che mio figlio parli italiano che ignoro la pressione sociale e gli parlo italiano anche davanti ad altri.
Un altro problema comune è quando le persone ti spaventano con consigli non richiesti. Insegnanti, dottori, amici e parenti possono non capire quello che stai facendo e farti dubitare di te, soprattutto quando il tuo bambino sembra diverso dai suoi amici. Prendi l’esempio delle insegnanti di asilo che ripetutamente hanno detto che mio figlio non aveva le stesse proprietà di parola degli altri bambini.
Il mio consiglio è non ascoltarli e prendere in considerazione solo l’opinione di esperti. Se hai dubbi, leggi tanti libri e articoli sul tema e vedrai che ciò che dicono tanti esperti e genitori è incoraggiante. Quindi, non cambiare idea e non mollare. Tu sai cosa è meglio per tuo figlio!
#4: Esponi tanto tuo figlio alla lingua di minoranza
Per spiegarti questa dritta, definisco la nozione di lingua di minoranza. Adam Beck, autore del libro “Maximize Your Child’s Bilingual Ability“, è americano, sposato con una donna giapponese e vive in Giappone. Nel suo caso, è chiaro che l’inglese diventa facilmente lingua di minoranza per i suoi figli perché non solo il giapponese è usato dalla moglie – e le donne tendono a passare più tempo con i bambini- ma è pure la lingua usata fuori casa. Nel libro, Beck spiega quanti sforzi ha fatto per esporre i suoi figli alla lingua inglese così che fossero bilingui.
Questo è un consiglio chiave. Non pensare che siccome i bambini sono come spugne, allora impareranno in automatico (o vorranno parlare) la lingua di minoranza.
Molti esperti dicono che i bambini devono essere esposti a una lingua per almeno il 20% del loro tempo da svegli. Sono circa 15 ore a settimana.
I miei due consigli sono:
- Inizia molto presto (anche da quando il bambino è ancora nella pancia)
- Passa quanto più tempo puoi con tuo figlio
Anche se sto con mio figlio meno di mia moglie, mi assicuro di leggergli storie in italiano ogni giorno. Parliamo e giochiamo insieme almeno un’ora al giorno e dedico i miei fine settimana a lui.
#5: Cura il desiderio di tuo figlio di essere bilingue
Il mio ultimo consiglio probabilmente è il più prezioso che posso darti per aiutarti a crescere bambini bilingue. Se vuoi davvero che i tuoi figli siano bilingui, assicurati che anche loro lo vogliano.
Ti faccio degli esempi. Un bambino può voler parlare la lingua di minoranza:
- per comunicare con i nonni
- per avere una specie di lingua segreta per parlare con fratelli/sorelle/genitori
- semplicemente, gli/le hai mostrato i lati positivi della lingua
- per sentirsi speciale rispetto suoi compagni.
Che sia un motivo emotivo o razionale, è di vitale importanza creare e nutrire questo desiderio di parlare più
lingue.
Perché crescere bambini bilingue?
Per molte persone è ovvio. Ma poiché è molto importante avere delle motivazioni forti se vuoi crescere bambini bilingue, ho pensato potesse essere una buona idea fornirti una breve lista:
- i bambini bilingue hanno una mentalità più aperta
- le persone bilingue tendono a sviluppare livelli più alti di controllo cognitivo
- il bilinguismo ti rende più intelligente
- le persone che parlano più lingue hanno migliori possibilità di trovare un lavoro migliore e pagato meglio
- i bilingue prendono decisioni migliori e sanno evitare le distrazioni
Ci sono tante altre ottime ragioni per crescere bambini bilingue. E il tema mi appassiona tanto che ho registrato anche un video sui benefici di essere bilingue (più o meno noti) ma nel blog trovi tanti articoli per approfondire questo argomento. Quindi se vuoi fare un’iniezione di motivazione, leggi qui:
- I benefici di essere bilingue
- Vantaggi poco noti di essere bilingue
- Come funziona un cervello bilingue?
- I benefici delle lingue sulla tua salute
- Il bilinguismo rallenta l’Alzheimer?
- Perché imparare una lingua straniera? 7 buoni motivi
4 strategie per crescere bambini bilingue
Nel mio video, ti ho presentato – per motivi di tempo – solo una delle possibili strategie per crescere bambini bilingue ma sono 4. Allora adesso approfondiamo queste varie strategie, così potrai scegliere quella più adatta alla tua situazione.
Strategia #1: One Parent-One Language (OPOL)
Come spiego nel video, con questa strategia ogni genitore deve SEMPRE parlare al bambino in una lingua diversa. È la strategia che ho scelto io, e che consiglio a chiunque voglia crescere bambini bilingue. I vantaggi di questa strategia sono che:
- è chiarissima per il bambino
- è facile da applicare (soprattutto se ogni genitore parla/insegna la sua madrelingua)
- fornisce tanta esposizione a ogni lingua, soprattutto se entrambi i genitori passano più o meno lo stesso tempo col bambino.
Invece ecco gli svantaggi della strategia OPOL:
- può essere difficile mantenere le regole OPOL, soprattutto fuori casa. Ci sono persone che si sentono a disagio se parli con tuo figlio in una lingua che non conoscono
- le competenze relative alla lingua di minoranza possono indebolirsi per mancanza di esposizione. Spesso è il caso della lingua del padre. I bambini tendono a passare più tempo con la madre, soprattutto nei primi anni di vita (anche se le cose stanno cambiando). Evita questo rischio impegnandoti a esporre tuo figlio a ogni lingua per almeno 15 ore al settimana.
Gestire le conversazioni familiari con la strategia OPOL
Una domanda che mi fanno spesso è “come fate a conversare tutti e 3 insieme con la strategia OPOL?” La migliore soluzione, per la mia esperienza, è cambiare lingua. Mi spiego: inizio a parlare italiano con mio figlio, poi lui chiede qualcosa a sua madre in rumeno e lei gli risponde in questa lingua. Se mia moglie vuole dirmi qualcosa, lo fa in rumeno (che capisco e parlo) ma io rispondo in italiano. Così il bambino cambia lingua in base alla persona con cui parla e i genitori mantengono la regola 1 genitore, 1 lingua.
Strategia #2: Minority Language at Home (ML@H)
Con questa strategia, entrambi i genitori scelgono di parlare la lingua di minoranza a casa. È un’opzione spesso usata da genitori che hanno la stessa madrelingua. Ad esempio, una coppia madrelingua spagnolo che vive in Inghilterra può scegliere di crescere bambini bilingue parlando sempre spagnolo a casa e inglese in pubblico. Se i genitori sono bilingui, tendono a parlare la lingua di minoranza a casa.
Ho considerato questa strategia quando riflettevamo se insegnare solo l’italiano a nostro figlio. Mia moglie parla un italiano perfetto quindi sarebbe stato facile far associare a Noa l’italiano con casa. Ma questa opzione è più complicata per un bambino trilingue.
In generale, i vantaggi della strategia Minority Language at Home sono:
- Fornisce tanta esposizione alla lingua di minoranza (i bambini piccoli passano molto tempo a casa)
- Se hai più di un bambino, può essere usata da fratelli e sorelle. Infatti, sto pensando di usare questa regola quando Noa avrà un fratellino (presto). Invece di lasciargli scegliere la lingua in cui si parleranno, gli consiglierò di usare l’italiano a casa e il francese fuori.
Gli svantaggi principali sono
- Non può essere applicata se uno dei due genitori non parla la lingua principale (dovrà usare la lingua di minoranza anche fuori casa)
- L’associazione 1 lingua=1 posto può essere meno forte di 1 lingua=1 persona
- Per alcuni bambini, parlare ai genitori in due lingue diverse può essere strano.
Ma secondo Margaret Deuchar, autrice di “Bilingual Acquisition: Theoretical Implications of a Case Study”, i bambini sono perfettamente in grado di usare un posto invece di una persona per regolare la loro scelta linguistica, e non hanno problemi a parlare lingue diverse con la stessa persona in base al contesto.
Strategia #3: Time and Place (T&P)
Un altro modo per crescere bambini bilingue è la strategia Tempo e Luogo. Consiste nell’usare lingue diverse in luoghi e momenti diversi. È una specie di mix tra le due strategie precedenti. Ad esempio, una famiglia può seguire la OPOL durante la settimana e la Minority Language at Home nel weekend.
I vantaggi sono:
- Dà alle famiglie bilingue più varietà e flessibilità
- Le famiglie evitano imbarazzi sociali quando sono tra persone che parlano un’altra lingua (ad es. andando a trovare parenti e amici).
Lo svantaggio principale:
- Può confondere, soprattutto all’inizio. Con mio figlio ho osservato che i bambini hanno bisogno di regole molto specifiche, e l’ambiguità può infastidirli. Per questo non sono un grande fan di questa strategia. È uno svantaggio notevole ma, come sempre, devi testarla per esserbe sicuro. A noi è sembrata un po’ rischiosa.
Strategia #4: Mixed Language Policy (MLP)
In questo caso, i genitori usano la lingua che meglio si adatta all’argomento o alla situazione. Chi parla di solito decide che lingua usare in base alla situazione. Tuo figlio potrebbe scegliere di parlare della scuola nella lingua principale (perché segue le lezioni in quella lingua) e scegliere la lingua di minoranza per cose relative alla famiglia.
A me sembra che così si faccia troppo affidamento sulla fortuna e il caso. Ci sono molti rischi per la lingua di minoranza quindi se, come me, il tuo obiettivo è crescere bambini bilingue o trilingue completi, ti consiglio di evitare questa tecnica come strategia principale. Ha troppi svantaggi rispetto ai vantaggi.
Quale strategia bilingue dovresti scegliere?
Come puoi vedere, ci sono tante strategie per crescere bambini bilingue. E non cìè il modo giusto di educare bambini poliglotti. In base alla tua situazione, quella giusta per la mia famiglia può non esserlo per la tua. Senza affrontare tutti i casi possibili, voglio darti qualche consiglio sulle due strategie più uate:
- Genitori che hanno la stessa madrelingua, vivono all’estero e vogliono crescere bambini bilingue (ex. due italiani che vivono negli USA): Le prime 3 strategie viste sopra funzionano perché presentano meno rischi per la lingua di minoranza. Personalmente suggerisco la One-Parent One Language (soprattutto per futuri bambini trilingue) o Minority Language at Home.
- Genitori con madrelingua diversa, che vivono nel paese di uno dei due e vogliono crescere bambini bilingue (ex. uno spagnolo e un’italiana che vivono in Spagna): Io sceglierei sicuramente la One Parent-One Language in questo caso. Visto che l’influenza di una lingua sarà molto forte (parlata fuori casa e da un genitore), bisogna stare attenti a proteggere la lingua di minoranza (parlata dall’altro genitore).
So che non è una scelta facile e che ogni famiglia è diversa. In caso di dubbio, secondo me la OPOL (quando applicabile) è la scelta più sicura.
Strategie miste: un interessante esempio da un membro del nostro team
In ogni caso, ricorda che puoi anche mischiare queste strategie secondo i tuoi bisogni. Un bell’esempio di strategia mista viene da un membro del nostro team. Oltre al co-fondatore, in MosaLingua abbiamo un altro Samuel, che è inglese ma vive in Romania. Ha scelto l’approccio OPOL per la sua famiglia. Lui parla francese con i figli visto che ha vissuto a lungo in Francia. Sua moglie parla in inglese con loro perché è rumena ma ha un inglese perfetto.
Ma poi hanno capito che i loro figli avevano paura di parlare con loro nella lingua principale (il rumeno) in pubblico, così hanno deciso di introdurre anche l’approccio Time and Place. In bagno, soprattutto la sera quando i bambini fanno il bagno, tutti devono parlare rumeno!
E visto che Samuel ama le lingue (ne parla 5), adesso sta usando la strategia Mixed Language Policy per insegnare ai figli lo spagnolo. Quando fanno giochi tipo Uno, tutti parlano spagnolo. Mi ha detto che non solo funziona, ma si divertono anche molto!
Quindi, ricapitolando, Samuel usa:
- OPOL come strategia principale
- Time and Place di sera, per aiutare i bambini a sentirsi a loro agio a parlare la lingua principale con i genitori
- Mixed Language Policy per insegnare ai figli un po’ di spagnolo mentre giocano
Come crescere un bambino bilingue in una casa monolingue
Mentre leggeno “Raising a Bilingual Child” (che consiglio caldamente), sono stato molto sorpreso di scoprire tante storie di genitore che vogliono crescere bambini bilingue in una casa/ambiente monolingue. Può sembrare strano che un parlante non nativi voglia educare un figlio bilingue. Ma molte persone nel mondo insegnano ai figli lingue che non sono la madrelingua dei genitori. Un caso che ricordo molto bene è di un australiano che ha studiato in Germania per un anno e ha deciso di crescere il figlio bilingue (inglese+tedesco). Lo ammetto, lo ammiro. So che per me non sarebbe facile parlare con mio figlio in una lingua che non fosse né la mia nativa né quella del paese in cui vivo (ad esempio, lo spagnolo).
Detto questo, conosco delle famiglie che stanno avendo successo con questo approccio. In Romania, è diventato una specie di moda diffusa usare l’inglese come seconda lingua in casa. E ci sono anche varie storie di successo nei lingue che ho citato.
Ovviamente ci sono dei requisiti per seguire questa strada:
- Devi avere una buona padronanza della lingua che vuoi insegnare a tuo figlio. Consiglio un livello intermedio, così non ti sentirai limitato o frustrato quando la usi e la insegni a tuo figlio;
- Devi avere tanta motivazione. Già è difficile crescere bambini bilingue (e crescere un bambino in generale, direi). Insegnarli una lingua che non è la tua è una grossa sfida;
- Tuo figlio deve capire perché lo fai. Preparati a domande a cui è facile rispondere nella tua lingua ma meno nella tua seconda lingua.
Se hai questi 3 prequisiti, credo che insegnare a tuo figlio una lingua in più è uno dei regali più grandi che puoi fargli! Quindi se te la senti, ti consiglio proprio di provarci!
I migliori libri su come crescere bambini bilingue
Ho letto molti libri sull’affascinante tema di come si crescono bambini poliglotti. Credo possa tornarti utile una lista dei miei preferiti, che nell’ordine sono:
- Raising a Bilingual Child – Barbara Zurer Pearson
- Maximize Your Child’s Bilingual Ability: Ideas and Inspiration for Even Greater Success and Joy Raising Bilingual Kids – Adam Beck
- Be Bilingual – Practical Ideas for Multilingual Families – Annika Bourgogne
- The Bilingual Edge: Why, When, and How to Teach Your Child a Second Language –
- 7 Steps to Raising a Bilingual Child – Naomi Steiner
Se ne vuoi leggere solo uno, allora ti consiglio Raising a Bilingual Child. Anzi, alcune delle idee di questo articolo vengono proprio dal libro di Pearson appunto (le 4 strategie ad esempio). Mi piace il fatto che parla di persone vere che hanno provato, fallito (sì, può accadere), e avuto successo.
Conclusioni
Crescere bambini bilingue è un viaggio straordinario ed emozionante. Come ho detto, dare a tuo figlio una (o più) lingue da padroneggiare è uno dei regali migliori che puoi fargli quindi ti incoraggio davvero in questa direzione. Ci saranno ostacoli e sfide lungo il percorso, ma se tieni bene a mente l’obiettivo finale e il grande valore delle lingue, sono sicuro che ce la farai!
Ho ancora molto da dire su come crescere bambini bilingue visto che il tema mi interessa e riguarda da vicino la mia vita. Anche se l’articolo è molto lungo, forse hai ancora dubbi o domande. In questo caso, lascia un commento qui sotto e sarò felice di condividere la mia esperienza e le cose che so su come educare un bambino bilingue.
Scopri i vantaggi di essere bilingue
Se il tema ti interessa, ecco altri articoli utili sul bilinguismo
- 11 benefici di essere bilingue
- Rallentare l’Alzhaimer studiando le lingue
- I benefici delle lingue sulla salute
- Il cervello bilingue
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Buongiorno, molte grazie per l’articolo, mi è sembrato molto interessante, cerco informazioni su questo argomento in quanto sono incinta, vorrei insegnare a mia figlia tre lingue, sono cubana quindi lingua madre spagnolo, il mio compagno brasiliano e viviamo in Italia, vorrei che mia figlia imparasse le tre lingue, ho parlato già sull’argomento con mio compagno, pensavamo di fare che lui le parlasse in portoghese, io spagnolo ma come facciamo con l’italiano?, che consiglio mi può dare, con noi abita anche il figlio di mio compagno, solitamente parliamo italiano perché io il portoghese lo capisco un po’ ma non parlo niente, il.mio compagno capisce un po’ lo spagnolo e dice qualche parola in spagnolo in conclusione la lingua in comune è l’italiano, il mio compagno e suo figlio parlano ogni tanto portoghese, cosa mi consiglia di fare e può consigliarmi qualche libro in italiano o spagnolo su questo argomento, La ringrazio anticipatamente
Salve Solennys,
Mi scuso per la risposta molto tardiva. Per me la strategia da seguire è l’OPOL (un genitore, una lingua). Lei dovrebbe parlare con sua figlia solo in spagnolo ed il suo compagno solo in portoghese. Per l’italiano non dovrebbe preoccuparsi perché sarà la lingua dominante, grazie alla scuola e al fatto che sarà sempre immersa in un ambiente in cui si parla quasi sempre italiano. Tra lei ed il suo compagno parlerei ciascuno la lingue dell’altro (ovviamente quando la bambina inizierà ad ascoltarvi, perché per il resto del tempo l’italiano va benissimo). Si tratta della stessa strategia che io stesso ho applicato con i miei figli e si tratta di seguirla per i primi 5 anni della bambina: ad un certo punto vedrà che la bimba è bilingue e sarà molto più semplice prevedere eccezioni e dar libero sfogo alla spontaneità in famiglia. Per 5 anni invece, bisognerà essere molto rigidi e fiscali nell’applicazione della strategia OPOL, soprattutto se, come nel mio caso, vuole che sua figlia sia perfettamente trilingue.
Per i libri, non so se quelli consigliati nell’articolo sono stati tradotti, ma non mi stupirebbe. Può cercare su internet, con il nome dell’autore.
Un saluto!
Buonasera. CIRCONDARE UN BAMBINO/UNA BAMBINA DI PIÙ LINGUE È IL DONO PIÙ GRANDE CHE UN GENITORE POSSA EFFETTUARE.
Considero questa asserzione sacrosanta e ho letto vari articoli sul web al riguardo (oggi, proprio questo su Mosalingua, in calce al quale sto vergando il mio commento).
Però, pur se motivati dalla proiezione da poliglotti, non si può realizzare (o rischiare di realizzare) il passo più lungo della gamba.
Mi spiego meglio: ho letto che Charles Frambach Berlitz, nipote in linea materna di Maximilian Berlitz (colui che fondò la omonima celebre scuola di lingue) a tre anni parlava già quattro lingue e raggiunse l’adolescenza, sapendo conversare fluentemente in otto lingue.
Ora, coltivo da un po’ di tempo un progetto e mi ha fatto molto piacere leggere quest’articolo e mi farà ancora più piacere leggere l’opinione autorevole di un “esperto” quale Luca S. di Mosalingua: investendo su una sana e lungimirante pedagogia di un mio futuro figlio/a, vorrei che a sei mesi (si può dire anche dai primi giorni di vita) egli/ella iniziasse ad imparare l’italiano, l’inglese e il francese (frequenterebbe con alta probabilità una scuola francese, ho un cugino che dalla prima infanzia fino alla class préparatoire è stato allevato in ambiente francofono e si è trovato magnificamente); poi, a quindici mesi con l’intervento di babysitters madrelingua (l’investimento è anche economico) il tedesco e il russo.
Infine, a tre anni e mezzo (sempre con le bambinaie) si procederebbe con lo spagnolo e
l’ebraico moderno (una mia nonna era ebrea e conosceva qualche frase dell’idioma di Israele; può sembrar strano, ma ci sono anche babysitters che parlano ebraico dalla nascita e sarebbe prezioso fornire le chiavi di accesso ad un mondo culturale e spirituale – solo un po’ religioso, perché per le funzioni sinora è privilegiato l’ebraico classico – quale quello ebraico, anche se si vive lontano dalla Terra Promessa).
L’obiettivo sarebbe quello di crescerlo/a madrelingua ben istruito (certo, bisognerà lavorarci nel tempo, non solo nell’infanzia) in inglese, francese, tedesco, italiano, madrelingua o perlopiù tale (C2) in russo (tra l’altro, ci sono scuole di russo dove ogni sabato si svolge attività didattico/scolastica dall’età dell’asilo fino ai 17 anni) e poi far sì da costruirgli/le una ottima padronanza in spagnolo e in ebraico, in modo tale che, raggiunta la piena adolescenza, possa parlare fluentemente 7 lingue, quasi come Charles Berlitz.
Ma sono assalito da dubbi: è un obiettivo troppo ambizioso, è un passo più lungo della gamba, è riempire il sacco di più della propria capienza o si può fare ragionevolmente (del resto, Charles Berlitz c’è riuscito)?
Poi, un po’ prima dei 6 anni (sempre che non sia assurdo per il sovraccarico di lavoro) vale la pena aggiungere un’altra lingua per una esposizione di 6 ore alla settimana, così verso i 17/18 anni potrà arrivare ad un livello avanzato nella stessa?
Per la scelta di questo ottavo idioma, non so, avrei pensato al portoghese brasiliano o al cinese, forse più quest’ultimo, la cui presenza in un curriculum vitae può fare la differenza (ma, poi, è davvero così utile e ambita la conoscenza della lingua del Celeste Impero, dacché in Occidente ci sono teorie discordanti al riguardo?).
I bambini, futuri cittadini adulti globali di questo mondo, non dovrebbero avere problemi con le lingue (almeno con le lingue più diffuse), così come giustamente è stato scritto da qualche commentatore/trice prima di me.
Mi scuso per la lungaggine. Grazie. Saluto, attestando la mia stima.
Carlo Maria
Salve Carlo Maria,
Grazie per il commento che è molto interessante. Prima di crescere i miei figli trilingui mi sono ben documentato ed ero arrivato alla conclusione che 3-4 lingue non sono un problema. Qualche esempio: una persona del nostro team sta insegnando 4 lingue ai propri figli e so che Richard Simcott (un famoso poliglotta che ho avuto l’opportunità di incontrare di persona) sta insegnando a sua figlia 4 lingue diverse (ma forse ne introdurrà altre in seguito). Il suo è un progetto molto bello, ma sinceramente mi sembra un po’ troppo ambizioso ed impegnativo per il bambino.
Personalmente punterei su 3-4 lingue forti da far conoscer ad un livello superiore/madrelingua ed aspetterei ad introdurne altre verso i 6-7 anni o più tardi se trova terreno fertile. Per me è stato impegnativo far parlare le 3 lingue ai miei figli – se fosse per loro parlerebbero solo lingua dominante (il francese perchè vivo in Francia). Ora il mio primogenito ha sviluppato uno spiccato interesse per le lingue e mi chiede di insegnargli inglese e tedesco. Questa è una buona finestra di opportunità che sto iniziando a sfruttare. Ma sinceramente se avessi notato un disinteresse da parte sua, mi sarei accontentato di 3 lingue più l’inglese che dovrà comunque imparare. Naturalmente è solo una mia opinione e non voglia per nulla scoraggiarla: penso che un bambino trilingue o quadrilingue “rischia” comunque di diventare un poliglotta più tardi perchè avrai delle facilità ed un interesse particolare per le lingue.
In bocca al lupo e a presto!
Grazie per il suo consiglio sagace.
Sì, conosco telematicamente il britannico Richard Simcott, così come il nostro conterraneo Luca Lampariello.
Comunque, presumo che se un bambino/a, cresciuto/a fino ai tre anni con quattro idiomi (da madrelingua ad un “livello superiore”), dovesse imparare a cinque-sei anni qualche altra lingua, non avrebbe molte difficoltà nel raggiungere in età adulta (verso i diciotto anni o poco più) il livello C2 (magari, anche certificato con apposito esame) in tali lingue che ha appreso durante l’infanzia, ma non proprio durante l’età neonatale e, quindi, non propriamente da madrelingua (non da vero parlante nativo ad un “livello superiore”).
Non so, mi viene in mente l’attore Terence Hill. Se lei ha avuto modo di visionare qualche puntata della fiction Don Matteo, l’accento del protagonista (l’unica volta in cui il famoso attore non è assistito da un doppiatore e presta la sua voce in italiano) è decisamente intellegibile, però è leggermente “particolare” rispetto agli italofoni nativi monolingue, pur parlando un ottimo italiano: questo perché, prima ha imparato il tedesco da sua madre germanica e dai nonni materni durante la sua prima infanzia, svoltasi nel corso dell’ultimo conflitto mondiale e trascorsa in Germania, in seguito l’italiano (così ricordo di aver letto in un’intervista rilasciata dallo stesso Hill). Insomma, una lingua/e appresa/e a 5-6 anni magari sarà/saranno pronunciata/e in modo leggermente “particolare” rispetto al locutore nativo, però sarà/saranno sempre un idioma/i conosciuto/i in maniera approfondita, consentendo persino, eventualmente, gli studi universitari (certo, intendo se la pratica/che linguistica/che viene/vengono costantemente coltivata/e dal piccolo/a discente a cominciare dai 5-6 anni fino all’età adulta). In base alle sue conoscenze, lei condivide questo mio assunto?
L’unico dubbio che ho è con il cinese mandarino. Premesso che ogni lingua è utile, perché conoscere un altro idioma è avere un’altra anima e significa possedere una diversa visione delle cose del mondo, non so se la lingua del Celeste Impero sia davvero proficua da conoscere, dacché c’è chi sostiene (anche da “pulpiti” qualificati) che essa sia utile solo se si intendono trascorrere lunghi periodi in Cina, se non addirittura trasferirvisi. Per caso, lei conosce qualcuno (che non sia legato alla Cina da nazionalità, né da parentele) che abbia deciso di investire nell’acquisizione del cinese mandarino in favore di un bambino/a di età inferiore ai sei anni?
Grazie dell’attenzione.
Buonasera.
Carlo Maria
Salve Carlo Maria, confermo la sua considerazione e aggiungo che apparentemente è dopo i 12 anni che diventa più difficile acquisire un accento madrelingua (avevo letto alcuni studi sugli immigrati asiatici negli USA a riguardo). Non conosco persone che abbiano puntato sul cinese per i propri figli, ma posso comprendere queste considerazioni sull’utilità un po’ relativa del cinese per una persona che non voglia coltivare rapporti stretti con la Cina o addirittura trasferirsi in questo paese. Un saluto.
Buongiorno Luca
Articolo molto interessante, con consigli utilissimi.
Noi siamo una famiglia mista: mamma italiana, papà francese e bambino “misto”, abitiamo in Francia.
Abbiamo deciso prima delle nascita di comune accordo, di utilizzare il metodo OPOL (senza neanche conoscerlo) e di esporre il bambino al bilinguismo italiano/francese. Avremmo potuto anche arrivare al trilingue, il papà è bilingue inglese, ma abbiamo preferito andare un passo alla volta.
La mia esperienza e il consiglio per gli altri genitori: nonostante io abbia parlato sempre 100% in italiano con il bimbo, fino ai suoi 3 anni e mezzo, capiva tutto ma si rifiutava di rispondere in italiano. Poi il déclic: da più di un anno parla un italiano molto corretto, una fantastica proprietà di linguaggio. Soprattutto è felicissimo di parlare italiano, è fiero e non vuole assolutamente che io mi rivolga a lui in francese.
Non fatevi spaventare (se non ci sono dei problemi di apprendimento più importanti) e continuate: i bambini ascoltano, immagazzinano e poi lo tirano fuori.
Da settembre, incominceremo con l’apprendimento dell’inglese.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza, Claudia!
Salve,
Sono una neo mamma spagnola ed abito in Italia con il mio compagno italiano. Il mio “problema” è questo: io sono di Valencia ed ho sempre parlato in catalano con la mia famiglia. È la mia lingua del cuore e con la quale vorrei che lei comunicasse con la mia famiglia.
Vivendo in Italia, la lingua predominante sarà l’italiano, ma lo spagnolo ed il catalano come faccio ad inserirli? Avevo pensato usare come lingua veicolare il catalano e poi creare delle situazioni concrete che lei sappia differenziare dove parlare in spagnolo, come la storiella prima di dormire o la tv.
Cosa mi consigli? Sono un po’ persa…
Pd. Avresti qualche libro da consigliarmi? Grazie mille!!!!
Buongiorno Andrea,
Grazie per il commento. Concordo con le tue idee: puoi usare il catalano come lingue predominante interagendo sempre con lui/lei in catalano. Nello stesso tempo, pian piano puoi esporlo/a allo spagnolo e a partire dai 3-4 anni fargli/le capire la differenza. Mio figlio a partire dei 4 anni parlava molto delle differenze tra le lingue ed oggi si interessa da solo al napoletano che non avevo introdotto. Le storielle ed i giochi potrebbero essere ideali per dedicare un po’ di tempo allo spagnolo.
Ecco i libri che preferito: https://www.mosalingua.com/it/come-crescere-bambini-bilingue/#i-migliori-libri-su-come-crescere-bambini-bilingue
Spero di esserti stato utile.
Un saluto!
Salve,
sono italiana ed ho vissuto per 5 anni in Brasile. A ottobre è nato mio figlio, da padre brasiliano (indio xavante del Mato Grosso, per essere precisi).
Al momento sono in Italia, con progetto di tornare in Brasile.
Vorrei crescere mio figlio bilingue (italiano portoghese) ma vorrei anche trasmettere un po’ di lingua paterna (xavante) che però non parlo fluentemente.
Non vivo assieme al padre di mio figlio ed in casa parlano tutti italiano.
Come potrei fare? Parlare a mio figlio in portoghese ed usare Time and Place per lo xavante?
Grazie
Ciao Erica,
Grazie per il commento! È un caso molto particolare, ma farei in questo modo:
– parlargli in italiano
– esporlo regolarmente al portoghese fin quando non partirete di nuovo in Brasile. A quel punto il portoghese diventerà la lingua più forte.
– esporlo con il Time and Place alla lingua del papà (magari anche non da subito).
Boa sorte com tudo!
Ciao, e grazie per l’articolo molto interessante.
Sono italiana e vivo in Italia, ma ho cresciuto mio figlio ormai cinquenne bilingue italiano spagnolo.
Io padroneggio bene lo spagnolo, ho studiato lingue e sono stata esposta alla lingua per molto tempo, soprattutto negli anni precedenti alla nascita di mio figlio.
Ho utilizzato il metodo opal, io ho sempre parlato a mio figlio in spagnolo e il mio compagno in italiano.
Fino ai 3 anni Diego parlava molto di più in spagnolo purché passava tanto tempo con me, non l’ho mandato al nido proprio perché rafforzasse la sua lingua minoritaria, ma una volta iniziata la materna l’italiano è diventata la sua lingua di preferenza, fino ad arrivare a soffocare lo spagnolo, che capisce perfettamente, ma parla poco.
Continuo a parlargli in spagnolo, ma lui mi risponde in italiano. Anche se ultimamente vedo che si sforza maggiormente a parlarmi in spagnolo, soprattutto quando siamo soli e quando vuole ottenere qualcosa, sa che se mi parla in spagnolo tendo ad essere più accondiscendente.
La mia domanda è : come posso rafforzare la lingua minoritaria? (i libri vengono letti solo in spagnolo, TV in spagnolo, ma io sono l’unica sua fonte di conversazione).
Ora sto cercando di studiare un pò perché non essendo esposta alla lingua come in precedenza, a volte non mi sento più all’altezza.. Ma non vorrei mollare ora, per me è impensabile parlare con lui in italiano, e quando a volte, in presenza del suo amichetto sono costretta a farlo, lui dice che parlo in maniera strana :).
Spero possiate darmi qualche consiglio e una spinta per seguire questo cammino, tortuoso senza dubbio, ma ricco di soddisfazioni e emozioni!
Grazie,
Manuela
Salve Manuela,
Grazie per aver condiviso questa tua esperienza. Ho vari amici che si sono trovati in situazioni simili e anche su vari libri ho letto di questa “resistenza”. Per me bisogna insistere, fino all’essere anche un po’ “scoccianti”. Mi spiego: mio figlio ha 5 anni e ormai il francese è diventata la lingua più forte. Per proteggere l’italiano, mi sto mostrando molto rigido: un po’ gli spiego i motivi e insisto su quanto sia fortunato ed un po’ tendo a chiedergli di ripetermi quello dice in italiano. A volte vedo che sono pesante ma se non faccio così l’italiano sarà schiacciato. Vengo al consiglio per te: insistere ancora e fargli capire perché dovrebbe sforzarsi di parlare spagnolo. Due motivi tra i tanti sono la facilità di imparare altre lingue e la possibilità di comunicare in una lingua parlata in tantissimi paese.
In bocca al lupo,
Luca
Buongiorno,
Io vorrei capire un po’ meglio come ha gestito lei la storia del trilinguismo con i suoi figli, perché nell’articolo si parla soprattutto di bilinguismo.
Nel particolare, io e il mio ragazzo ci siamo conosciuti nel Regno Unito, parliamo inglese tra di noi, ma io sono italiana e lui francese. Ora ci siamo trasferiti in Francia e vorremmo, in futuro, crescere dei figli trilingui. Io avrei pensato di utilizzare il metodo OPOL, parlando loro quindi in italiano e francese a casa, ma non vorrei perdere l’occasione di insegnare loro l’inglese. Inoltre per me e il mio compagno viene naturale parlare in inglese, visto cjw nessuno dei due è ancora fluente nella lingua dell’altro.
Grazie mille per qualsiasi aiuto o consiglio!
Alice
Salve Alice,
Se vivere in Francia è un progetto a lungo termine allora eliminerei il francese in casa. In casa mia è quasi vietato perché devo proteggere le due lingue minoritarie (italiano e rumeno). Per il francese c’è la scuola ed i contatti con le altre persone che qui parlano tutte francese.
Quindi il mio consiglio è: italiano ed inglese in casa, francese fuori.
Bonne chance 😉
LUCA
Ciao!
Noi, italiani madrelingua, aspettiamo il primo bimbo e ci piacerebbe crescere il nostro bimbo bi- se non addirittura tri- lingue.
Infatti io ho vissuto a lungo in Spagna e parlo lo spagnolo molto bene, il papà ha vissuto in Irlanda e quindi ha un inglese molto forte, da sposati viviamo in Italia.
Mi piace molto l’approccio OPOL ma…io non parlo inglese e mio marito non parla spagnolo…quindi che lingua dovremmo parlare quando siamo tutti e tre insieme?
Mi ero immaginata di parlare in spagnolo quando siamo soli io e il bimbo, che parlassero inglese quando sono soli papà e bimbo e di parlare italiano nelle altre occasioni, ma da quel che ho letto sarebbe un po’ troppo poco perché le lingue straniere “attecchissero”. Mi farebbe piacere avere un tuo punto di vista e magari qualche dritta, se possibile.
Ti ringrazio
Vanessa
Ciao Vanessa,
Scusami per il ritardo ma non ho potuto rispondere prima. Direi che la strategia che hai immaginato è ottima. Puoi completare l’esposizione alle lingue con canzoni e video nelle due lingue minoritarie (inglese e spagnolo). Certo si potrebbe fare di più in termini di esposizione ma queste necessiterebbe che uno dei due genitori capisca spagnolo o inglese (potresti sempre porvelo come obiettivo).
Un saluto,
Luca
Ciao!
mi chiedevo come regolarsi nel caso di situazioni quadrilingui. Mi sipego meglio, io sono italiana e il mio compagno è greco. Nessuno parla la lingua madre dell’altro ed insieme parliamo in inglese, lingua che usiamo pure per lavorare e per parlare con gli amici. Viviamo in Olanda e nessuno dei due parla olandese. Come regolarsi con eventuali figli senza creargli troppa confusione? io vorrei che imparassero sia l’italiano che il greco, in modo che possano conversare con i nonni, e quindi per la strategia OPOL queste sarebbero le due lingue prescelte. Però, il fatto di sentire i genitori parlare inglese tra loro potrebbe confonderli? imparerebbero l’inglese per osmosi o si sentirebbero tagliati fuori? e per quanto riguarda l’olandese? meglio evitare una quarta lingua ed inserirli in una scuola dell’infanzia dove si parla inglese? il fatto che gli altri bimbi al parco, la gente per strada, etc etc parlino una lingua a loro sconosciuta non potrebbe creare problemi?
Mi chiedevo come persone che abbiano affrontato una situazione simile si siano regolate!
Grazie,
Marta
Ciao Marta,
Wow, che fortunati questi bimbi! (Senza ironia, lo sono davvero).
Scusa per il ritardo ma è un periodo un po’ tosto e la tua domanda necessita calma. 😉 Allora, per la risposta, direi:
– italiano e greco = OPOL tramite i genitori
– inglese = per osmosi ma potete anche sensibilizzarli alla lingua con giochi ed altre attività. Poi in Olanda la impareranno presto e bene a scuola.
– olandese = scuola in olandese per imparare la lingue del posto (soprattutto se pensate di fermarvi a lungo in Olanda, altrimenti potete permettervi la scuola inglese anche se sarebbe sempre una ricchezza conoscere una lingua in più)
Comunque vada sarà un successo secondo me. Dovete solo badare bene a proteggere le 2 lingue minoritarie: italiano e greco perché sono quelle a rischio (sempre se restate a lungo in Olanda o comunque all’estero).
Un abbraccio, a presto!
Ciao, comincio con il ringraziarvi per la bellissima iniziativa, vi ho appena scoperto e vi ho gia consigliato alle mie amiche e non.
Vi scrivo perche ho davvero bisogno di un consiglio e quando si parla di educare un bambino trilingue le domande sono tante e le risposte molto poche.
Vivo in Belgio e, ovviamente, sono italiana. Sono una madre single e da che ero incinta ho deciso che le lingue non avrebbero mai dovuto essere un ostacolo per mio figlio. Cosi da subito ho deciso di esporlo a tre lingue: italiano, inglese, francese. la premessa era d’obbligo per farvi capire il contesto in cui vive. Io parlo con lui solo ed esclusivamente in italiano, il francese lo apprende al nido e l inglese dalla tv, in realtà un canale cocomellon di canzoni per bambini e da peppa pig (tv che in realtà guarda mai piu di un’ora al giorno) inoltre ho un paio di amici tedeschi che parlano benissimo inglese e fra noi loparliamo cosi come quando si rivolgono a lui. Elio,mio figlio di 1anno e 10 mesi, ha detto la sua prima frase( Mamma, coco il n’y a plus) è stata in francese, conta fino a tre in iglese e da oggi mescola inglese e francese, mentre salta dice UP et en Bas. Mi chiedo se questo mio approccio sia giusto. Lo sto incasinando? oltre mamma,nonnno e nonna non ha detto altro in italiano ma lo capisce perfettamente. Ovviamente, sono piena di domande e vorrei un confronto. considerato che da gennaio 2021 inizierà la materna e dipende la classe in cui andrà potrebbe avere delle ore di fiammingo. So che parlerà tardi, per ora parla una lingua inventata fatta di suoni,espressioni e gesti. Vorrei solo capire se sto facendo bene.vi ringrazio per l’aiuto e per l’attenzione alla mia domanda. Sinceramente, Bianca
Ciao Bianca,
Mi scuso per la risposta tardiva e ti ringrazio per i complimenti! Detto questo,
– per il francese, nessun problema perché vivete in un paese francofono quindi verrà da sé
– per l’italiano, è la lingua da “difendere” e benissimo aver scelto di parlargli sempre e solo in italiano (ti consiglio di continuare e fargli capire che non ci sono eccezioni
– per l’inglese, non è scontato che lo impari al livello delle altre due lingua ma questo lavoro di ascolto sarà prezioso in seguito quando potrai spiegargli in che modo e quando usare l’inglese. Intendo che quando l’italiano sarà molto forte e ti sentirai tranquilla da questo punto di vista, allora potrai dire che l’inglese è la lingua dei giochi per esempio oppure la lingue che parlate fuori da casa.
E volevo assolutamente tranquillizzarti sul fatto che ora mischia le lingue: è normale, sta assorbendo 3 lingue e non sa bene quale usare ma ad un certo punto tutto diventerà più chiaro per lui. E te lo dico, non solo perché lavoro nel settore e conosco varie storie di successo ma anche per esperienza personale: il mio primo figlio ha iniziato così e adesso parla benissimo 3 lingue e mi ha chiesto di insegnargli l’inglese come quarta 🙂
Spero di esserti stato utile.
Un abbraccio,
Luca
Ciao, mi chiedevo se avete esempi di famiglie con bilingue di seconde generazioni che vogliono crescere i figli bilingue, mi spiego meglio. Viviamo in Italia e il mio compagno è italiano. Io sono nata e cresciuta qui, ma mia madre è inglese, lingua che mi ha insegnato fin dalla nascita, per cui sono bilingue. Vorrei trasmettere questa fortuna a ns figlio (che nascerà a settembre), ho idea di come fare, ma mi sarebbe piaciuto un confronto con esperti o persone che hanno vissuto una simile esperienza. Grazie
Ciao Jessica,
Mi scuso per la risposta tardiva. Detto questo, ho conosciuto in Francia varie coppie che sono nella vostra situazione. In particolare, una cara amica nata in Francia ma bilingue italiana-francese sta adottando l’OPOL parlando solo e sempre italiano con la sua bambina. Per me basta parlargli sempre inglese e fargli usare l’inglese quando parla con te. E creare il maggior numero di occasioni possibile per essere in contatto con l’inglese (storie, canzoncine, etc.). L’inglese sarà la lingua da proteggere e sono d’accordo che bisogna trasmettere questa grande fortuna a tuo figlio.
Un abbraccio ed un grande in bocca al lupo!
Luca