Continuiamo la nostra serie di articoli dedicata ai sistemi di scrittura giapponese, fondamentali se vuoi imparare il giapponese. Hiragana e katakana, di cui parliamo qui, sono kana, cioè dei sillabari in cui ogni segno rappresenta una sillaba e non una lettera. Lo hiragana ha linee arrotondate mentre il katakana è più angolare. Tuffiamoci in questi due sistemi di scrittura che ti permetteranno di creare le tue prime frasi in giapponese rapidamente.

Articolo aggiornato il 23.5.2023

hiragana e katakana

Cosa troverai in questo articolo?

Hiragana e katakana, due sistemi di scrittura con applicazioni diverse

Abbiamo già iniziato a parlare dei sistemi di scrittura giapponese. Adesso entriamo nel vivo dell’argomento.

I kana derivano dai kanji, il famoso sistema di scrittura preso dal cinese. Lo hiragana viene dalla forma corsiva, mentre i katakana erano originariamente delle annotazioni per leggere foneticamente i testi scritti in kanji.

A che serve lo hiragana?

Lo hiragana permette di scrivere la grammatica del giapponese, cioè particole, prefissi, suffissi, terminazioni di verbi, nomi e aggettivi.
Alcune parole molto frequenti sono scritte in hiragana, anche quando esiste un kanji. Ad esempio, il pronome “io” si può trovare sia come  私 che わたし (la pronuncia è la stessa, watashi).

A che serve il katakana?

L’uso del katakana è meno frequente: serve principalmente a trascrivere i nomi di origine straniera. Ad esempio,  ミルク (miruku), “latte”, dall’inglese milk. Il katakana è anche usato per scrivere le onomatopee, i nomi di animali o per mettere in risalto una parola (come il nostro corsivo o il grassetto).

Perché devi imparare i kana il prima possibile?

Ora vediamo come memorizzare efficacemente questi due sillabari, una tappa fondamentale dell’apprendimento del giapponese. È vero che esiste la trascrizione in alfabeto latino del giapponese (rōmaji), ma è insufficiente: è impossibile imparare davvero una lingua saltando la sua scrittura!

Apprendere i kana richiede un po’ di lavoro perché ogni sillabario ha almeno 46 caratteri, ma molti di più se conti anche le varianti. Tuttavia, si può rendere il lavoro di memorizzazione progressivo con una buona strategia.

Come funzionano i kana

Hiragana e katakana sono organizzati per consonante nell’ordine seguente: a, i, u, e, o (ad esempio: ka, ki, ku, ke, ko). Li trovi nelle due tabelle qui sotto. Nota che i suoni si, ti e tu non esistono in giapponese. Quindi si avrà し/ㇱ = shi, ち/チ = chi e つ/ツ = tsu.

Hiragana
Tavola degli hiragana (fonte: Pmx su Wikipédia).
Katakana
Tavola dei katakana (fonte: Pmx su Wikipédia)

Le varianti dei kana

Per fortuna, le sillabe del giapponese non sono tutte associate ad un singolo carattere ma esistono diverse varianti, il che riduce considerevolmente il numero dei segni da imparare.

I diacritici: dakuten e handakuten

Si chiama diacritico un segno che modifica un grafema. In italiano ad esempio abbiamo l’accento.
In giapponese ci sono due tipi di diacritici, cioè dakuten (゛) e handakuten (゜). Ecco come questi segnetti modificano i kana:

  • K + ゛= G
  • S + ゛= Z (tranne : SHI + ゛= JI)
  • T + ゛= D (tranne CHI + ゛= JI e TSU + ゛= ZU)
  • H + ゛= B
  • H + ゜= P
  • Solo per i katakana, U + ゛= V

Si avrà quindi ad esempio: は (ha), ば (ba) e ぱ (pa) per gli hiragana e ハ (ha), バ (ba) e パ (pa) per i katakana.

Le doppie consonanti

Il giapponese usa tantissimo le consonanti doppie, come in りっぱ (rippa = eccellente) ou カップ (kappu = tazza). Nota che nei due casi, il kana tsu in versione «miniatura» (っ/ッ) sarà messo davanti al kana la cui consonante deve essere raddoppiata. 
Attenzione ad usare bene il kana miniaturizzato (e che in quanto tale non si pronuncia), altrimenti la sillaba si pronuncerà normalmente tsu. Ad esempio, impara la differenza tra parole come はつか (hatsuka = venti giorni) e はっか (hakka = accensione).

Allungamento

Il giapponese ha due livelli di lunghezza dei suoni: le vocali corte e le vocali lunghe.

Per allungare i katakana, niente di più semplice: basta aggiungere il segno ー dopo la sillaba. Così distinguerai ビル(biru = edificio) etビール (bîru = birra).

Per lo hiragana è un po’ più complesso. Devi aggiungere una vocale dopo la sillaba:

  • Per le sillabe che finiscono con a, i, u, bisogna raddoppiare la vocale con il kana corrispondente: おばあさん (obaasan), ちいさい (chiisai), しゅう (shuu).
  • Per le sillabe che finiscono con o, si aggiunge un う oppure un お, tenendo conto che il primo è più frequente del secondo: もう (mou, pronunciato moo) o とおい (tooi).
  • Per le sillabe che finiscono con e, si aggiunge un い, oppure un え. I casi con え sono molto rari, come in おねえさん (oneesan), invece trovi molto più di frequente い, come in せんせい (sensee).

Le combinazioni

È possibile combinare più kana per formare delle sillabe complesse: mya, sha, cha, nya, hya… Per farlo, si prende un kana che termina con una i (ki, shi, chi…) e gli si aggiunge uno dei kana seguenti: ya (や/ヤ), yu (ゆ/ユ), yo (よ/ヨ), questa volta in versione miniaturizzata.
Così avrai, ad esempio: き + や = きゃ(kya) o ミ + ヨ = ミョ (myo).

I katakana permettono di fare combinazioni ancora più complesse per trascrivere dei suoni stranieri. Ad esempio: ティ (ti) o ディ (di).

Come imparare i kana?

Come abbiamo detto, il momento migliore per imparare i kana è… il prima possibile. Ti raccomanderei semplicemente di studiare prima lo hiragana, perché sono caratteri molto più frequenti e quindi è più urgente conoscerli.
Quindi inizia con gli hiragana subito, appena cominci ad apprendere il giapponese. Per memorizzarli non ci sono grandi segreti: devi abituarti a leggerli e soprattutto a scriverli con regolarità.
Una strategia a questo fine può essere passare attraverso la trascrizione nell’alfabeto latino per immergerti nella scrittura giapponese. Parallelamente fai degli esercizi di calligrafia, come quelli che trovi su questa pagina. Durante l’apprendimento fai attenzione ai kana che si somigliano, come i katakana シ (shi) e ツ (tsu) o ソ (no) e ン (n).

Per approfondire