Ho appena finito un libro che ho trovato molto appassionante: Parlate Globish di Jean-Paul Nerrière. Le sue 287 pagine si leggono molto facilmente: il libro è ben scritto ed è pieno di aneddoti personali e storici davvero interessanti. L’autore, laureato all’École Centrale de Paris, poi Commissario della Marina, ha avuto una brillante carriera nel mondo dell’industria. È stato vice-presidente prima di IBM Europe e poi di IBM USA. Ha di certo avuto il tempo di migliorare la sua capacità di comunicare in un contesto internazionale.

Vediamo perché anche per noi imparare il globish è una scelta ottimale.

Articolo aggiornato il 22.12.2021

globish

Cosa troverai in questo articolo?

L’inglese, lingua di riferimento della comunicazione internazionale

Storicamente, abbiamo da sempre cercato di comunicare con chi ci abita vicino; oggi è ancora più indispensabile nella nostra società globalizzata.

Ci sono stati numerosi tentativi di creazione di lingue comuni, “costruite” solamente per essere facili da apprendere. L’esperanto è l’esempio più conosciuto: si tratta di una lingua elaborata espressamente per la comunicazione internazionale, molto logica, semplice da imparare (1 mese può bastare), ha intorno a sé una comunità molto attiva.

Nel tempo l’inglese si è imposto come lingua della comunicazione internazionale a un livello mai raggiunto da altre lingue. Sino a qualche tempo fa, chi padroneggiava l’inglese aveva un vantaggio su chi non aveva questa competenza. Oggi chi non padroneggia l’inglese è fortemente penalizzato. Forse è ingiusto, perché dà un vantaggio concorrenziale enorme agli anglofoni e l’inglese non è una lingua facile per tutti. Sappiamo che molti italiani hanno dei problemi con questa lingua e di sicuro non siamo i soli: cinesi e giapponesi hanno enormi difficoltà perché le loro lingue sono molto diverse dall’inglese.

lavoro all'estero globish

I vantaggi che abbiamo sui madrelingua anglofoni

A prima vista si potrebbe pensare che gli inglesi abbiamo un vantaggio enorme su di noi: la loro lingua è divenuta il linguaggio della comunicazione internazionale e non hanno bisogno di apprenderla o di fare delle costose traduzioni. In realtà, questo vantaggio non è così importante.

Nerrière ci racconta un aneddoto che molti, tra chi lavora in una multinazionale, hanno di sicuro vissuto (mi sono ritrovato io stesso più volte nella stessa situazione).

Durante una riunione in inglese con persone non madrelingua inglesi, tutti si capiscono e comprendono correttamente in un inglese elementare ma efficace. Non appena degli anglofoni nativi intervengono nella conversazione, gli scambi e la comprensione diminuiscono e molti dei partecipanti non riescono più ad esprimersi temendo di fare errori o sembrare ridicoli. O peggio, alcuni non osano contraddire gli anglofoni o chiedere di ripetere, proprio a causa di questo sentimento d’inferiorità linguistica.

Il fatto è che in questi contenti i nativi inglesi hanno molte più difficoltà a farsi capire dagli altri, poiché il loro inglese è troppo ricco e sono spesso poco abituati a parlare con degli stranieri (usando quindi poche riformulazioni ed espressioni semplici, e tenendo accenti difficili). Ciò blocca la comunicazione.

Fortunatamente, i madrelingua anglofoni rappresentano solo il 12% della popolazione mondiale e l’inglese usato su internet o nel commercio internazionale non ha molto a che vedere con l’inglese di Shakespeare o quello che tentano d’insegnarci a scuola. È diventata una lingua utilitaria, tecnica, senza stile e fronzoli. Questo idioma non è destinato alla cultura o alla scrittura di un’opera letteraria, ma solo ad essere uno strumento efficace nella comunicazione internazionale. Jean-Paul Nerrière propone la parola globish (contrazione di global english) per questa nuova lingua.

Personalmente, credo che i non anglofoni abbiano un altro vantaggio rispetto ai madrelingua inglesi: pochissimi parlano una seconda lingua perché pensano che non sia necessario, visto che il mondo intero parla la loro. Invece hanno torto, poiché saper parlare una lingua straniera dà benefici enormi. Al di là di quelli pratici, ci sono tanti vantaggi sul piano cognitivo, per esempio, per quanto riguarda lo sviluppo del cervello e il rallentamento dell’invecchiamento cerebrale.
globish per comunicare

L’inglese è una lingua difficile?

L’autore di Parlate Globish scrive che l’inglese è una lingua piuttosto difficile se paragonata alle lingue costruite artificialmente per essere semplici come l’esperanto. Ad esempio, possiede un vocabolario molto ricco: più di 600.000 parole nell’Oxford English Dictionnary.
Tra queste parole, molte sono superflue: ad esempio, l’inglese utilizza parole diverse per parlare degli animali quando sono vivi o nei nostri piatti (pig/pork, ox/beef, sheep/mutton etc.).

L’autore poi ci dice che non esiste un inglese comune, ma circa 18 inglesi diversi, con varianti a livello di parole, accenti e grammatica. La lingua inglese non ha un autorità (come la nostra Accademia della Crusca o l’Académie française) per regolare l’evoluzione della lingua: evolve molto rapidamente ma in tutte le direzioni.

Nonostante queste affermazioni di Nerrière, penso che l’inglese sia una lingua molto facile da imparare. Niente genere dei nomi, coniugazioni ultra semplici, poche eccezioni: l’inglese sembra avere tutte le caratteristiche per essere appreso senza troppi problemi. Su internet poi esiste moltissimo materiale per esercitarsi in modo pratico e divertente (film, video, siti web…). Spesso si tratta soprattutto di scegliere il metodo giusto e adatto a noi: capire il nostro obiettivo, usare strumenti funzionali, con solide basi scientifiche come l’app MosaLingua Inglese, e divertirsi.

OK, ma allora in cosa consiste il globish?

 

Il globish, 1500 parole per comunicare efficacemente

Il globish è un inglese che, pur restando corretto, propone una versione scremata e concentrata di questa lingua. Uno dei principi più importanti del globish è di prevedere solo 1500 parole (accuratamente scelte) che permettono di esprimersi senza problemi. Se si utilizzano più parole, si rischia di perdere la comprensione di una grande maggioranza della popolazione mondiale.

Con sole 1500 parole è perfettamente possibile comunicare senza problemi (850 parole spesso possono bastare). Talvolta sarà necessario fare una frase più lunga per esprimere le proprie intenzioni, ma ciò che importa è farsi comprendere.

E queste 1500 parole possono essere combinate insieme per ottenerne altre (ex. back-door, dream-team etc.) o essere declinate in più forme (to teach-teacher, nice-nicer-nicest etc.), facendo aumentare la cifra a 3500 parole. Senza contare il numero di parole inglesi che sono ormai entrare a far parte della nostra vita quotidiana (feeling, bug, stop, background…).

Naturalmente, una volta raggiunto l’obiettivo delle 1500 parole in inglese, non bisogna accontentarsi perché Nerrière parla di un sottoinsieme dell’inglese dedicato alla comunicazione internazionale. Se vuoi vivere in un paese anglofono, leggere dei romanzi in inglese o vedere dei film in lingua originale, il globish non è sufficiente.

il-globish-global-english-1500-parole-per-comunicare-a-livello-internazionale-mosalinguaRicorda: imparare queste 1500 parole di globish può essere un gioco da bambini. Se usi metodi moderni di memorizzazione come il Sistema di Ripetizione Dilazionata di MosaLingua, memorizzare queste parole diventa una questione di pochi mesi, con soli 10 minuti di studio al giorno. Nell’app, oltre alle parole del globish, trovi altre 2000 carte di vocabolario specializzato e frasi di uso frequente per parlare subito. E se lavori con l’inglese, prova MosaLingua Inglese Business.

 

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La parola globish® è un marchio depositato, ne parlo perché ho apprezzato molto questo libro. Non capisco però perché l’autore, pur tenendo molto alla diffusione del globish nel mondo, abbia voluto depositare il termine globish limitandone nei fatti la diffusione.