Poliglotta, YouTuber, professore, a volte interprete: oggi ospitiamo sul blog di MosaLingua Andrea Ripamonti che ci racconta di una passione condivisa, le lingue. Poliglotta per passione, come lui stesso si definisce sui suoi canali, Andrea è l’esempio perfetto che la passione e la motivazione sono alla base dell’imparare una lingua.

In questa intervista, Andrea ci racconta com’è nata la passione per le lingue, come le ha scelte, i suoi metodi e tanto altro.

Intervista ad Andrea Ripamonti poliglotta per passione

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Intervista ad Andrea Ripamonti, poliglotta per passione

Prima di passare alla vera e propria intervista, ti presentiamo brevemente Andrea.

Andrea Ripamonti è nato a Lecco nel 1993. Poliglotta membro di HYPIA (International Association of Hyperpolyglots), lavora come professore di lingua tedesca in un liceo linguistico e collabora occasionalmente come interprete per alcuni eventi pubblici. È anche autore di romanzi gialli. E come abbiamo detto prima ha un canale YouTube molto seguito che parla di lingue e di viaggi.

Su YouTube ti definisci poliglotta per passione. Raccontaci questa tua passione per le lingue, com’è nata?

Ciao, innanzitutto vi ringrazio per questa opportunità: è sempre bello poter raccontare alla gente il mio amore per le lingue. Ebbene sì, la mia è proprio una passione e ha delle radici ben profonde. Già alle elementari ero affascinato dalle lingue straniere. Mi piaceva molto l’idea che fosse possibile esprimersi in un modo diverso da chi ti circondava e non essere capiti. Ecco perché già all’epoca, oltre a imparare l’inglese, mi piaceva memorizzare parole in altre lingue, anche grazie ai viaggi che facevo in giro per l’Europa con la mia famiglia. Diventando più grande ho cominciato a cogliere quella che oggi per me è la cosa più importante che una lingua ti sa dare: un nuovo bagaglio culturale, un nuovo modo di approcciarti al mondo che ti circonda.

Parli 13 lingue (spero sia il numero corretto!) molto diverse tra di loro: come le hai scelte?

Esatto, escluso l’italiano, parlo lombardo, inglese, tedesco, russo, spagnolo, romeno, portoghese, francese, catalano, svedese, bulgaro e greco. Attualmente sto imparando il persiano, ma ancora non posso dire di saperlo parlare. In generale mi piace dire che sono le lingue a scegliere me. Questo è realmente vero, perché – con l’eccezione di italiano (lingua madre), lombardo (appreso passivamente, sentendolo parlare in famiglia) e inglese (obbligatorio a scuola) – ho sempre deciso di studiare le lingue che più mi incuriosivano o piacevano all’ascolto. Prendiamo l’esempio della mia lingua preferita per eccellenza, ovvero il rumeno. Tutto è nato per puro caso incappando in alcuni video musicali su YouTube. Quelle parole che sembravano un mix di francese e latino mi affascinarono istantaneamente e così mi dissi “io questa lingua la devo imparare!”. Nel caso del bulgaro invece c’è stato di mezzo l’Erasmus proprio in Bulgaria, occasione che mi ha permesso di innamorarmi di una lingua che altrimenti – lo ammetto – non avrei mai considerato. Ad attirarmi verso una lingua c’è comunque spesso anche l’interesse culturale-geografico verso il paese in cui è parlata.

 

Tra le lingue che hai imparato, qual è stata la più difficile e perché? E la più facile?

In tutta onestà non ritengo che ci sia una lingua più difficile o facile di un’altra. Ritengo che in gioco entrino diversi fattori: la tua lingua madre, la tua esperienza con le lingue e il tempo che dedichi allo studio. Da non sottovalutare poi la motivazione e la costanza nell’imparare. Tenendo presente tutto questo, devo dire che il russo e il greco hanno alcune caratteristiche che le allontanano molto dalla lingua italiana e per questo – almeno in un primo momento – mi hanno dato del filo da torcere. Mi riferisco ai casi grammaticali e agli aspetti verbali. Ma anche una lingua come il francese nasconde qualche insidia: la pronuncia e l’ortografia a volte mi giocano brutti scherzi!

Tutto questo per dire che la difficoltà è dunque un concetto relativo. Recentemente ho tentato di imparare l’ungherese, ma poi l’ho accantonato. Non era una questione di difficoltà, ma essendo la lingua molto diversa dall’italiano, mi richiedeva troppo tempo e io non ne avevo abbastanza.

La lingua che invece mi ha dato meno problemi di tutte è sicuramente lo spagnolo, forse anche perché l’ho sempre vista – a ragione o a torto – come un altro “italiano”.

Andrea Ripamonti poliglotta per passione

Quale metodo utilizzi per approcciarti ad una nuova lingua?

Mi piace creare sin da subito una “full immersion” totale, un “ambiente linguistico” che stimoli costantemente l’apprendimento. Questo perché per me (ma dovrebbe esserlo per tutti) la lingua è comunicazione. La lingua è il medium tramite cui ci esprimiamo, tramite cui mandiamo all’altro un messaggio. Per questo motivo la “full immersion” è essenziale: se ci limitassimo a studicchiare due pagine di un manuale e poi per il resto vivessimo solo “di” e “con” la lingua italiana, che ce ne faremmo di una nuova lingua? Questa deve per forza – se vogliamo risultati concreti – entrare nella nostra quotidianità, diventare abitudine.

E quindi creare attorno a sé un ambiente linguistico ad hoc dovrebbe essere la scelta naturale. Per me lo è. Per essere più chiaro, quando imparo una lingua un manuale c’è sempre, ma non solo. Inizio sin da subito a parlare, cerco musica da ascoltare, cantare e tradurre, leggo testi facilitati, guardo video o ascolto podcast, mi cerco degli amici madrelingua. Tutto questo ogni giorno, anche solo per pochi minuti mentre attendo il treno o mi rilasso a letto.

Hai qualche trucco da condividere con i nostri lettori?

Per imparare una lingua non ci sono dei trucchi, ma indubbiamente è importante avere il giusto mindset, creare un’attitudine mentale favorevole. Prima ancora di imparare ci si dovrebbe sempre chiedere: “perché lo faccio?”. Occorre avere chiara in mente una ragione, perché in questo modo si crea la motivazione, che è il primo ingrediente per avere successo nell’apprendimento, che sia di una lingua o qualsiasi altra cosa.

Inoltre molti – anche tra i miei studenti – mi dicono che il loro problema più grande è la produzione orale, il cosiddetto “speaking”. Magari sanno centinaia e centinaia di parole, ma poi non riescono a produrre una frase di senso compiuto. Per questo consiglio di parlare sin da subito, dal primo giorno di studio, quando si saprà dire solo il proprio nome e poco altro, magari simulando una breve conversazione in bagno davanti allo specchio. Niente paura di sembrare pazzi, è un esercizio che dà molta confidenza e garantisce maggior scioltezza!

Tante persone hanno paura della grammatica: tu come ti approcci a questo aspetto della lingua?

Tendo per natura a essere una persona perfezionista e, come tale, ho sempre avuto una certa intolleranza verso gli errori, grammaticali o meno che siano. Tuttavia col tempo sto imparando a essere meno esigente da questo punto di vista: come ho detto prima, la lingua è comunicazione, e questa è possibile anche sbagliando un articolo o una declinazione. Per cui senz’altro è bene imparare la grammatica, ma senza avere l’ansia di raggiungere la perfezione assoluta perché l’esperienza mostra che anche i parlanti madrelingua sbagliano molto più spesso di quanto si creda.

Andrea Ripamonti poliglotta per passione

Cosa fa la differenza per essere davvero fluente in una lingua secondo la tua esperienza?

Ritengo che una persona si possa dire fluente quando riesce a esprimersi in una lingua con una certa scioltezza, riuscendo a dar voce alla stragrande maggioranza di ciò che pensa o sente. Ci possono essere degli errori grammaticali, delle imperfezioni nella pronuncia, ma non importa, se il messaggio riesce a passare. Come la si ottiene la fluency? Direi che i requisiti sono avere delle basi grammaticali e un ampio bagaglio lessicale riguardante la quotidianità.

Come mantenere il livello raggiunto in più lingue?

Qui mi ricollego indubbiamente all’idea dell’ambiente linguistico, della “full immersion”. Per mantenere una lingua occorre usarla nella propria quotidianità: quindi film in originale, podcast, chat con amici stranieri, lettura di libri in originale, viaggi all’estero e via dicendo. Quando le lingue da mantenere sono tredici è oggettivamente impossibile esercitarle tutte ogni giorno, ma un giorno sì uno no – a rotazione – è certamente possibile.

Ringraziamo Andrea Ripamonti poliglotta per passione per questa intervista piena di spunti interessanti per quanti stanno pensando di imparare una o più lingue, seguilo sul suo canale YouTube per tanti contenuti istruttivi ma anche divertenti sulle lingue straniere!

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